Andamento dell’inflazione nel periodo gennaio-marzo 2024

Andamento dell’inflazione nel periodo gennaio-marzo 2024

L’ultima nota del nostro Ufficio Studi analizza l’andamento dell’inflazione nel periodo gennaio-marzo 2024 dell’anno partendo dai dati pubblicati dall’ISTAT.

Andamento dei prezzi al consumo nel primo trimestre 2024

Nel primo trimestre dell’anno il calo dell’inflazione registrato a partire da ottobre 2023 subisce una battuta d’arresto e l’indice armonizzato dei prezzi al consumo (IPCA) è cresciuto dell’1,2%.

L’incremento è dovuto in particolare alla crescita dei prezzi dei Beni industriali non energetici (+3,8%) e a quella dei prezzi dei Servizi (+0,9%). Per quanto riguarda i beni alimentari, aumentano i prezzi dei prodotti lavorati(+0,4%), mentre diminuiscono quelli dei beni alimentari non lavorati (-1,3%). La flessione più consistente è quella dei prezzi dei beni energetici che diminuiscono del 2,2% nel periodo gennaio-marzo 2024.

Figura 1 – Andamento dell’inflazione nel periodo gennaio-marzo 2024

Fonte: elaborazione Fondazione Metes su dati ISTAT, 2024

Stime dell’inflazione della Banca d’Italia

Secondo le proiezioni della Banca d’Italia per il biennio 2024-2026, l’inflazione al consumo, che nel 2023 era al 5,9%, dovrebbe diminuire nel 2024 all’1,3%, per poi risalire nel biennio successivo, rimanendo comunque inferiore al 2%.

Nella nota, che potete scaricare e leggere qui, oltre al dettaglio dell’andamento dei prezzi per divisione di spesa, troverete anche un interessante focus sull’impatto dell’inflazione sulle famiglie in base alle diverse classi di spesa, nonché il sempre utile glossario.

a cura dell’Ufficio studi della Fondazione Metes

Le specializzazioni produttive dell’agricoltura italiana

Le specializzazioni produttive in agricoltura

L’agricoltura italiana è caratterizzata da specifiche specializzazioni produttive. Grazie alle prerogative climatiche e pedologiche del territorio nazionale, la nostra agricoltura ha da sempre una elevata vocazione verso produzioni di qualità ad alto valore aggiunto, come quelle ortofrutticole, olivicole e vitivinicole. Non mancano, in specifiche zone del nostro paese, aree territoriali specializzate nei settori delle commodity agricole come cereali, foraggio o piante industriali. In altre aree territoriali, ingenti investimenti hanno reso possibile un’elevata presenza di serre che consentono di superare la stagionalità produzioni come fiori, ortaggi e frutta.

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Quota di superficie agricola utilizzata per ciascuna coltura sul totale della SAU tra 2010 e 2020.
(Nostre elaborazioni dei dati del 7° Censimento dell’Agricoltura ISTAT)

Come è cambiata l’agricoltura negli ultimi decenni

Negli ultimi decenni, la domanda dei consumatori è cambiata notevolmente, poiché sempre più persone sono attente alla qualità e all’impatto ambientale dei prodotti alimentari. Questo cambiamento è stato accompagnato da trasformazioni strutturali ed economiche nell’agricoltura, dovute allo sviluppo dell’agricoltura industriale e all’adozione crescente da parte delle aziende agricole di innovazioni tecnologiche, organizzative e strategie di diversificazione. Inoltre, gli meccanismi di funzionamento della politica agricola comune (PAC) sono stati soggetti a cambiamenti significativi, il che ha ulteriormente modificato il contesto in cui opera il settore agricolo.

La nostra analisi delle specializzazioni produttive agricole italiane

Il numero 18 del Bollettino Statistico della Fondazione Metes è quindi dedicato all’analisi delle specializzazioni che caratterizzano l’agricoltura italiana a livello nazionale e territoriale e alle evoluzioni che si sono verificate negli ordinamenti colturali nell’ultimo decennio. Grazie alla nostra elaborazione delle informazioni statistiche rilevate dall’ISTAT nell’ambito del 7° Censimento generale dell’agricoltura, nel Bollettino allegato troverete:

  • una analisi a livello nazionale dei mutamenti intervenuti tra il 2010 e il 2020 nelle superfici destinate alle principali coltivazioni agricole, in termini di specializzazioni produttive;
  • una descrizione delle caratteristiche dei principali comparti produttivi dell’agricoltura italiana, anche nell’ottica di analizzare le specializzazioni produttive agricole che caratterizzano le agricolture delle regioni italiane;
  • un insieme di informazioni utili ad analizzare le specializzazioni produttive agricole nelle province italiane.

Scarica il bollettino

Investimenti nell’industria alimentare e delle bevande

La nuova nota analizza gli ultimi dati forniti dall’ISTAT in merito agli investimenti nell’industria alimentare e delle bevande.

Le scelte di investimento rappresentano un aspetto cruciale della gestione aziendale: per mantenere un sentiero di crescita stabile e continua, infatti, le imprese devono investire per poter adattare rapidamente i propri modelli di attività in funzione dei cambiamenti di scenario e per rispondere a eventuali evoluzioni nella domanda, nella tecnologia, nella disponibilità di risorse.

Stando agli ultimi dati ISTAT, nel 2021 il valore corrente degli investimenti fissi lordi dell’industria alimentare e delle bevande è stato pari a 7,9 miliardi di euro, l’11,5% in più rispetto al 2012. Dopo la flessione registrata nel periodo 2018-2020, la propensione agli investimenti dell’industria alimentare ha ripreso a crescere attestandosi sul 25,6%. A differenza da questi primi dati, che sono in linea col resto del manufatturiero e dell’economia generale, il valore degli investimenti per addetto, pari a 17,7 mila euro, è inferiore al valore medio complessivo. Questo dato, unito al basso peso della spesa degli investimenti destinati a innovazione e digitalizzazione, può rappresentare una significativa criticità per il settore.

Quando saranno disponibili, occorrerà monitorare i dati relativi al successivo biennio 2022/2023 per verificare l’impatto sugli investimenti dell’innalzamento dei tassi di interesse e dell’introduzione delle specifiche misure del PNRR.

Per approfondire, leggi la nostra analisi completa che contiene dati interessanti sulla composizione degli investimenti delle aziende agroalimentari, nonché sull’incidenza degli IDE, gli investimenti diretti esteri.