Maggio 2019 | News, News Raise up
La Rete del lavoro agricolo di qualità è stata la prima e concreta iniziativa finalizzata allo sviluppo di azioni positive di contrasto al caporalato e al lavoro nero in agricoltura.
Introdotta dalla legge 116 del 2014 e successivamente modificata dalla legge 199 del 2016, al fine di estendere l’ambito dei soggetti che possono aderire alla rete, nonché estendere l’ambito delle funzioni svolte dalla cabina di Regia della rete stessa, la Rete del lavoro agricolo di qualità, rappresenta il riconoscimento dell’organizzazione del lavoro etica e rispettosa della legge delle imprese aderenti. L’adesione alla rete determina, infatti, che le aziende iscritte non siano prioritariamente oggetto dei controlli posti in essere dagli organi di vigilanza del Ministero del lavoro e dell’INPS.
Chi può aderire?
Possono partecipare alla rete le imprese agricole in possesso dei seguenti requisiti:
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- non avere riportato condanne penali per violazioni della normativa in materia di lavoro e legislazione sociale, per delitti contro la pubblica amministrazione, delitti contro l’incolumità pubblica, delitti contro l’economia pubblica, l’industria e il commercio, delitti contro il sentimento per gli animali e in materia di imposte sui redditi e sul valore aggiunto, delitti di cui agli articoli 600, 601, 602 e 603-bis del codice penale»;
- non essere state destinatarie, negli ultimi tre anni, di sanzioni amministrative, ancorché non definitive, per violazioni in materia di lavoro, legislazione sociale e rispetto degli obblighi relativi al pagamento delle imposte e delle tasse. La presente disposizione non si applica laddove il trasgressore o l’obbligato in solido abbiano provveduto, prima della emissione del provvedimento definitivo, alla regolarizzazione delle inosservanze sanabili e al pagamento in misura agevolata delle sanzioni entro i termini previsti dalla normativa vigente in materia;
- essere in regola con il versamento dei contributi previdenziali e dei premi assicurativi.
- applicare i contratti collettivi di cui all’articolo 51 del decreto legislativo 15 giugno 2015, n. 81;
- non essere controllate o collegate, ai sensi dell’articolo 2359 del codice civile, a soggetti che non siano in possesso dei requisiti sopra descritti;
Alla Rete del lavoro agricolo di qualità possono aderire, attraverso la stipula di apposite convenzioni:
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- gli sportelli unici per l’immigrazione
- le istituzioni locali
- i centri per l’impiego
- gli enti bilaterali costituiti dalle organizzazioni dei datori di lavoro e dei lavoratori in agricoltura
- i soggetti di cui all’articolo 6 del decreto legislativo 10 settembre 2003, n. 276.
- possono aderire alla Rete del lavoro agricolo di qualità, attraverso la stipula di apposite convenzioni, se in possesso dei requisiti di cui al comma 1, sia le agenzie per il lavoro di cui all’articolo 4 del decreto legislativo 10 settembre 2003, n. 276,
- gli altri soggetti autorizzati all’attività di intermediazione ai sensi dell’articolo 12 del decreto legislativo 14 settembre 2015, n. 150»;
Come funziona?
Alla Rete del lavoro agricolo di qualità sovraintende una cabina di regia composta da:
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- un rappresentante del Ministero del lavoro, del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali, del Ministero dell’economia e delle finanze, del Ministero dell’interno, dell’ispettorato nazionale del lavoro, dell’agenzia delle entrate, dell’ANPAL, dell’INPS e della Conferenza delle regioni e delle province autonome di Trento e di Bolzano;
- tre rappresentanti dei lavoratori subordinati delle imprese agricole e un rappresentante dei lav. subordinati delle cooperative agricole e tre rappresentanti dei datori di lavoro e dei lavoratori autonomi dell’agricoltura e un rappresentante delle associazioni delle cooperative agricole firmatarie del CCNL.
La cabina di regia ha i seguenti compiti:
-
- delibera sulle istanze di partecipazione alla Rete del lavoro agricolo di qualità entro 30 giorni dalla presentazione;
- esclude dalla Rete del lavoro agricolo di qualità le imprese agricole che perdono i requisiti previsti dalla norma;
- redige e aggiorna l’elenco delle imprese agricole che partecipano alla Rete del lavoro agricolo di qualità e ne cura la pubblicazione sul sito internet dell’INPS;
- formula proposte al Ministero del lavoro e delle politiche sociali e al Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali in materia di lavoro e di legislazione sociale nel settore agricolo.
Ma soprattutto può svolgere monitoraggi costanti dell’andamento del mercato del lavoro agricolo, valutando, in particolare, il rapporto tra il numero dei lavoratori stranieri che risultano impiegati e il numero dei lavoratori stranieri ai quali è rilasciato il nulla osta per lavoro agricolo dagli sportelli unici per l’immigrazione.
La cabina di regia, inoltre, promuove iniziative, d’intesa con le autorità competenti in materia e le parti sociali, in materia di:
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- politiche attive del lavoro;
- contrasto al lavoro sommerso e all’evasione contributiva;
- organizzazione e gestione dei flussi di manodopera stagionale;
- assistenza dei lavoratori stranieri immigrati.
I compiti aggiuntivi della cabina di regia vengono espletati promuovendo la stipula delle convenzioni e utilizzando le informazioni in possesso delle commissioni provinciali integrazione salari operai agricoli (CISOA) e dell’Agenzia per le erogazioni in agricoltura, al fine di formulare indici di coerenza del comportamento aziendale strettamente correlati alle caratteristiche della produzione agricola del territorio.
La rete del lavoro agricolo di qualità può articolarsi in sezioni territoriali (con sede presso le CISOA) e promuovere iniziative a livello territoriale, d’intesa con le autorità competenti, in materia di:
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- politiche attive del lavoro e contrasto all’evasione contributiva;
- organizzazione e gestione dei flussi di manodopera stagionale;
- assistenza ai lavoratori stranieri immigrati;
- intermediazione di domanda/offerta di lavoro nel settore agricolo, in collaborazione con l’ANPAL e la Rete Nazionale dei servizi per le politiche attive del lavoro;
- trasporto dei lavoratori fino al luogo di lavoro, anche mediante la stipula di convenzioni con gli enti locali.
Attualmente sono 3.619 le aziende che aderiscono alla Rete del lavoro agricolo di qualità (Dato INPS aggiornato al 7 marzo 2019).
Aprile 2019 | News, News Raise up
Il lavoro non dichiarato priva i lavoratori di equo compenso, assicurazione sociale e sanitaria, ferie annuali e altri pagamenti, regolati dal diritto del lavoro.
Il numero totale di persone che pagano ufficialmente contributi sociali nel settore agricolo bulgaro è 110.605 su 2.802.989 lavoratori – solo il 3,95% di tutti gli assicurati.
La giustizia sociale passa attraverso la consapevolezza personale, l’informazione a cui abbiamo accesso e la scelta consapevole che facciamo.
Per informare, sensibilizzare e promuovere una maggiore consapevolezza dei diritti, il sindacato bulgaro FNSZ, aderente alla Confederazione of Independent Trade Unions (CITUB), ha prodotto un opuscolo che spiega:
- cosa si intende per lavoro non dichiarato;
- quali forme concrete può assumere;
- quali sono le conseguenze negative che produce per i lavoratori, per i datori di lavoro, per lo Stato, per la società;
- quali sono le cause e quali sono i fattori che contribuiscono al suo sviluppo;
- quali sono le misure e le azioni per impedirne il verificarsi.
Scaricalo qui.
Aprile 2019 | News
As recently announced, the final two days of the Raise Up project were held in Bari on the 4th and 5th of April.
On April the 4th, as part of an international seminar, the results of the project and its innovative approach to contrasting undeclared work in agriculture were presented.
Speakers who took part to the conference: Gigia Bucci, General Secretary of the CGIL of Bari; Lambert Kleinmann, Director of DG Employment, Social Affairs and Inclusion of the European Commission; Pietro Ruffolo, Project Manager of RAISE UP and coordinator of the European and international Policies Area of the Flai Cgil Nazionale; Lucretia Tanase – Romanian Consul General in Bari; Anna Maria Patrizia Gadaleta Honorary Consul of Bulgaria in Bari; Svetla VASSILEVA for the Bulgarian FNSZ Agricultural Union; Georgi Milchin, Secretary General of the Bulgarian Labor Inspectorate; Arnd Spahn – Effat Secretary for the agriculture sector; Leonardo Di Gioia – Councilor for Agriculture of the Puglia Region and Sebastiano Leo – Councilor for the labor market of the Puglia Region.
In addition to the participants of the countries directly involved in the project, Thomas Hentschel was also present, representing the German agricultural trade union IG-BAU. He took the floor to express the desire to build, with the conference participants, awareness campaigns for migrant workers. Flai Cgil was invited to participate in an information campaign organized by IG-BAU and addressed to seasonal Bulgarian workers involved in the collection of fruit and vegetables in the Hesse region.
Giovanni Mininni, Secretary General of Flai Cgil, concluded the works. You can retrieve his intervention here.
The presence of the representatives of the partner organizations and countries represented an important opportunity for discussing the next steps to be taken to continue the action of the project even after its conclusion.
Flai Cgil proposed several solutions to contrast, at a transnational level, the phenomenon of illegal hiring in agriculture:
- better transnational coordination among labor inspectorates;
- creation of a white list of virtuous companies in order to respect collective bargaining, tax and labor legislation and social security;
- strengthening of support for awareness campaigns through cooperation between trade unions and institutions;
- commitment of the supply chain to apply a labeling system that allows consumers to aknowledge the “socially responsible” origin of the products;
- introduction of a written contract obligation on the day of the recruitment;
- concrete commitment of the Common Agricultural Policy which should: increase the level of professional qualifications for agricultural workers through initial and ongoing vocational training; make the inclusion of initial and continuous vocational training in national plans supporting the second pillar binding; oblige Member States to make payments conditional upon the absence of fraud in hiring, as well as upon compliance with collective agreements and health and safety standards.
The entire presentation of the project manager Pietro Ruffolo can be downloaded here.
The project is so coming to an end, but we will continue to publish here for a while to explore other issues related to the problem of illegal hiring in agriculture. We will soon write about the Quality Agricultural Work Network and we will also focus on the situation in Bulgaria.
Aprile 2019 | News
Come annunciato nelle scorse settimane, il 4 e 5 aprile a Bari si sono svolte le due giornate conclusive del progetto Raise Up.
Il 4 aprile, nell’ambito di un seminario internazionale, sono stati presentati i risultati del progetto e il suo approccio innovativo al contrasto del lavoro sommerso in agricoltura.
Sono intervenuti: Gigia Bucci, Segretario Generale della Cgil di Bari; Lambert Kleinmann, Dirigente della DG Occupazione, Affari sociali e Inclusione della Commissione Europea; Pietro Ruffolo, Project Manager di RAISE UP e coordinatore dell’Area Politiche europee e internazionali della Flai Cgil Nazionale; Lucretia Tanase – Console Generale rumeno a Bari; Anna Maria Patrizia Gadaleta Console Onorario della Bulgaria a Bari; Svetla VASSILEVA per il sindacato Bulgaro dell’Agricoltura FNSZ; Georgi Milchin, Segretario Generale dell’Ispettorato del Lavoro bulgaro; Arnd Spahn – Segretario dell’Effat per il settore agricoltura; Leonardo Di Gioia – Assessore all’agricoltura della Regione Puglia e Sebastiano Leo – Assessore al mercato del lavoro della Regione Puglia.
Oltre ai partecipanti dei paesi direttamente coinvolti nel progetto, era presente anche Thomas Hentschel, in rappresentanza del sindacato tedesco Agricolo IG-BAU, che ha preso la parola per esprimere la volontà di costruire con i soggetti partecipanti al convegno campagne di sensibilizzazione per i lavoratori migranti. La Flai Cgil è stata invitata a partecipare ad una campagna di informazione organizzata da IG-BAU e rivolta ai lavoratori bulgari stagionali impegnati nella raccolta dei prodotti ortofrutticoli nella regione dell’Assia.
Ha concluso i lavori Giovanni Mininni, Segretario Generale della Flai Cgil, di cui puoi recuperare qui l’intervento.
La presenza dei rappresentanti delle organizzazioni e dei paesi partner ha rappresentato un’importante occasione di confronto sui prossimi passi da intraprendere per proseguire l’azione del progetto anche dopo la sua conclusione.
Diverse le soluzioni prospettate dalla Flai Cgil in questa sede per contrastare, a livello transnazionale, il fenomeno del caporalato in agricoltura:
- miglior coordinamento transnazionale degli ispettorati del lavoro;
- creazione di una white list di imprese virtuose in ordine al rispetto della contrattazione collettiva, della normativa fiscale e del lavoro e della previdenza sociale;
- rafforzamento del sostegno alle campagne di sensibilizzazione attraverso la cooperazione tra sindacati e istituzioni;
- impegno della filiera ad applicare un sistema di etichettatura che consenta ai consumatori di riconoscere l’origine “socialmente responsabile” dei prodotti
- introduzione dell’obbligo di contratto scritto nel giorno stesso dell’assunzione
- impegno concreto della Politica agricola comune che dovrebbe aumentare il livello delle qualifiche professionali per i lavoratori agricoli attraverso la formazione professionale iniziale e permanente; rendere vincolante l’inclusione della formazione professionale iniziale e continua nei piani nazionali a sostegno del secondo pilastro; obbligare gli Stati membri a subordinare i pagamenti all’assenza di frodi nelle assunzioni e al rispetto degli accordi collettivi e delle norme in materia di salute e sicurezza.
E’ possibile scaricare qui l’intera presentazione del responsabile di progetto Pietro Ruffolo.
Il progetto volge al termine, quindi, ma continueremo a pubblicare ancora per un po’ per approfondire altre tematiche correlate al problema del caporalato in agricoltura. Prossimamente parleremo della Rete del Lavoro Agricolo di Qualità e poi dedicheremo un focus alla situazione della Bulgaria.
Marzo 2019 | News
Premise
The context of the most recent period highlights the dramatic spread of the criminal phenomenon of the exploitation of workers in conditions of need and need, the so-called “caporalato”, favored not only by the economic crisis, but also by the growing number of immigrants escaping from hunger, famine, persecution and wars.
Unfortunately, some unscrupulous entrepreneurs exploit these conditions to make substantial illicit proceeds that feed a major business turnover.
The caporalato is widespread throughout the Italian territory: in addition to the southern regions of Italy (Basilicata, Campania, Calabria, Puglia and Sicily), there is a strong explosion of the phenomenon in the Center North, in particular in Piedmont, Lombardy, Emilia Romagna, Tuscany, Veneto and Lazio, and it is not difficult to imagine that, agriculture is the enormous reference tank for the caporali.
The relevance of the phenomenon is due to the seasonal nature of the agricultural activity and the strong use of day labor; factors that have not been contrasted by the measures of regularization of foreigners or regulation of atypical work. These instruments did not actually result in a sufficient reduction in the use of non-regular labor.
Therefore, in order to contrast the phenomenon of undeclared and irregular work, alongside the intensification of controls and the tightening of the sanctions system for exploitation cases, it is essential to favor a path of emergence of legality also through a system of promotion of virtuous companies and greater support measures for workers.
Overview on caporalato and its evolution
The term “caporalato” refers to a very ancient system of organization of temporary agricultural work, carried out by laborers inserted into working groups of variable size.
The “caporale” has the task to find the right manpower, to conduct it on the workplace and to direct it during the working activity: it acts in fact as a real mediator of manpower that, in some cases, also takes charge of governing the activity, according to the requests of the agricultural entrepreneur.
Currently, also as a result of the economic crisis and the collapse of agricultural prices, the phenomenon of caporalato is progressively degenerated, turning into an activity aimed at avoiding the discipline at work, with low-cost exploitation of labor. Workers work unlawfully and illegally without receiving the contractual rates on minimum wages and without payment of social security contributions.
The rules against caporalato
The disciplinary framework is based on three different levels of severity:
- reduction in slavery (and related crimes)
- labor intermediation (603 bis of the Criminal Code)
- serious exploitation referred to art. 22 paragraph 12 quater, Legislative Decree n.286/1998
Against the exploitation of workers and the phenomenon of illegal hiring, FLAI CGIL and CGIL reached an important first result in 2011 with the recognition of caporalato as a criminal offense and the punishment of illicit brokering labor (Article 603 bis of the Criminal Code).
But the most extraordinary result is represented by Law n. 199/2016 which rewrites the art. 603 bis of the c.p. in a logic of organic harmonization of the various norms on the subject, and reinforces the work of contrasting the phenomenon of the corporal.
The three fundamental points of the law 199/2016
The law focuses on the illicit accumulation of wealth by those who exploit the workers in order to profit from them, in violation of the most basic rules that protect workplace safety, as well as the fundamental rights of the person.
Here is what changes in three points with the new law that will serve to combat with effective and adequate tools the phenomenon of hiring and the exploitation of labor in agriculture:
- punishment from 1 to 6 years of imprisonment and fines from 500 to 1,000 Euros (for each recruited worker) for anyone who recruits labor to work at third parties under exploitation conditions, taking advantage of workers’ needs, or uses, hires or employs labor, also through illicit brokering: the law modifies the art. 603 bis of the Criminal Code by setting up the crime of illegal brokering of labor and exploitation of labor, no longer only for caporali, but also for employers;
- introduction of the exploitation index: a condition of “exploitation” of the worker is determined when one or more of the following conditions occurs: repeated payment of the salary in a manner that is clearly different from the provisions of the employment contracts, repeated violation of the relative legislation working hours, violation of the rules on safety and hygiene in the workplace, subjection to degrading housing conditions;
- confiscation of the things used to commit the crime or the goods in the availability of the guilty: the law introduces the articles 603 bis 1 and 603 bis 2 in the Criminal Code which provide for a mandatory confiscation procedure in the event of conviction. As an alternative to the seizure, if the interruption of the activity could result in negative repercussions on employment levels or compromise the economic value of the company complex, the judicial control of the company is ordered.
Furthermore, the law on the Quality Agricultural Work Network (Law No. 116/2014) has been amended:
- Only companies that apply the collective labor contracts of the sector can register for the Network;
- The employment centers may join the network through special agreements;
- The Network is articulated at a territorial level based on CISOA, which are assigned tasks to formulate the indicators of consistency of corporate behavior, ensure a modulation at the territorial level of employment services, promote forms of organization of transport of workers up to at the place of work.
After the introduction of the crime of illegal brokering of labor, the approval of more effective assessment tools such as the exploitation index and the provision of prison sentences also for employers who use the caporali, represents an important completion of the framework legislation that protects labor rights and intends to combat all forms of exploitation.
In this sense, even the changes made to the discipline of the Agricultural Work Network allow, through the intersection of demand and supply of work in a public place, to light a beacon of legality and transparency on the context of desperation and exploitation that generates undeclared work.
Marzo 2019 | News
Premessa
Il contesto del più recente periodo, evidenzia la drammatica diffusione del fenomeno criminale dello sfruttamento dei lavoratori in condizioni di bisogno e di necessità, il cosiddetto “caporalato”, favorito non solo dalla crisi economica, ma anche dal sempre più crescente numero di immigranti in fuga da fame, carestie, persecuzioni e guerre.
Si creano così le condizioni affinché imprenditori senza scrupoli possano realizzare cospicui proventi illeciti che alimentano un importante giro di affari.
Il caporalato è fortemente diffuso su tutto il territorio nazionale: oltre alle regioni del Sud d’Italia (Basilicata, Campania, Calabria, Puglia e Sicilia), è forte l’esplosione del fenomeno al Centro Nord, in particolare in Piemonte, Lombardia, Emilia Romagna, Toscana, Veneto e Lazio e non è difficile immaginare che sia proprio l’agricoltura l’enorme serbatoio di riferimento per i caporali.
La rilevanza del fenomeno è dovuta al carattere stagionale dell’attività agricola e al forte ricorso al lavoro a giornata; fattori che non hanno trovato nelle misure di regolarizzazione degli stranieri o di regolamentazione del lavoro atipico, strumenti di contrasto sufficienti a ridurre l’impiego di mano d’opera non regolare.
Pertanto, al fine di contrastare il fenomeno del lavoro sommerso ed irregolare, accanto all’intensificazione dei controlli e all’inasprimento dell’apparato sanzionatorio per i casi di sfruttamento, risulta fondamentale favorire un percorso d’emersione della legalità anche attraverso un sistema di promozione delle imprese virtuose e maggiori misure di supporto dei lavoratori.
Cenni sul caporalato e la sua evoluzione
Il termine “caporalato” è riferito ad un antichissimo sistema di organizzazione del lavoro agricolo temporaneo, svolto da braccianti inseriti in gruppi di lavoro di dimensione variabile.
Il caporale ha il compito di reperire la manodopera adatta, di condurla sul fondo e di dirigerla durante l’attività lavorativa: agisce di fatto come un vero e proprio mediatore di manodopera che, in alcuni casi, si fa anche carico di governarne l’attività, secondo le richieste dell’imprenditore agricolo.
Attualmente, anche per effetto della crisi economica e del crollo dei prezzi agricoli, il fenomeno del caporalato è progressivamente degenerato, trasformandosi in una attività volta all’elusione della disciplina sul lavoro, con sfruttamento a basso costo di manodopera che viene fatta lavorare abusivamente e illegalmente senza rispettare le tariffe contrattuali sui minimi salariali e senza versamento dei contributi previdenziali.
Lo sfruttamento della manodopera avviene oggi attraverso sistemi ben diversi dal passato. I lavoratori vengono ingaggiati da persone fisiche ( per conto di imprese senza scrupoli ) che svolgono attività di intermediazione illecita di manodopera, assicurando alle imprese utilizzatrici pacchetti di lavoratori sottopagati e sfruttati, per i quali gli intermediari provvedono anche al trasporto e alla sistemazione logistica ricavandone, a loro volta, beneficio economico.
Le norme di contrasto al caporalato
Il quadro sanzionatorio si articola su tre differenti livelli di gravità:
- la riduzione in schiavitù (e reati correlati)
- intermediazione di manodopera (603bis c.p.)
- grave sfruttamento di cui art.22 comma 12quater, d.lgs n.286/1998
Contro lo sfruttamento dei lavoratori e il fenomeno del caporalato, la FLAI CGIL e la CGIL hanno raggiunto un primo importante risultato nel 2011 con il riconoscimento di reato penale del caporalato e dell’intermediazione illecita di manodopera (art. 603 bis del Codice Penale).
Ma il più straordinario risultato è rappresentato dalla Legge n. 199/2016 che riscrive l’art. 603 bis del c.p. in una logica di armonizzazione organica delle diverse norme in materia, e rafforza l’opera di contrasto contro il fenomeno del caporalato.
I tre punti fondamentali della legge 199/2016
La norma parte dall’attenzione al versante dell’illecita accumulazione di ricchezza da parte di chi sfrutta i lavoratori all’evidente fine di profitto, in violazione delle più elementari norme poste a presidio della sicurezza nei luoghi di lavoro, nonché dei diritti fondamentali della persona.
Ecco cosa cambia in tre punti con la nuova legge che servirà a combattere con strumenti efficaci ed adeguati il fenomeno del caporalato e lo sfruttamento del lavoro in agricoltura:
- punizione da 1 a 6 anni di reclusione e multa da 500 a 1.000 Euro (per ciascun lavoratore reclutato) per chiunque recluta manodopera allo scopro di destinarla al lavoro presso terzi in condizioni di sfruttamento, approfittando dello stato di bisogno dei lavoratori o utilizza, assume o impiega manodopera, anche mediante l’intermediazione illecita: la legge modifica l’art. 603 bis del codice penale configurando il reato di intermediazione illecita di manodopera e sfruttamento del lavoro, non più soltanto per i caporali, ma anche per i datori di lavoro;
- introduzione dell’indice di sfruttamento: si determina una condizione di “sfruttamento” del lavoratore quando si verifica una o più delle seguenti condizioni: reiterata corresponsione della retribuzione in modo palesemente difforme da quanto previsto dai contratti di lavoro, reiterata violazione della normativa relativa all’orario di lavoro, violazione delle norme in materia di sicurezza e igiene sui luoghi di lavoro, sottoposizione a condizioni alloggiative degradanti;
- confisca delle cose utilizzate per commettere il reato o dei beni nella disponibilità del colpevole: la legge introduce gli arti. 603 bis1 e 603 bis 2 del codice penale che dispongono un procedimento di confisca obbligatoria in caso di condanna. In alternativa al sequestro, qualora l’interruzione dell’attività possa comportare ripercussioni negative sui livelli occupazionali o compromettere il valore economico del complesso aziendale, viene disposto il controllo giudiziario dell’azienda.
Inoltre è stata modificata la legge della Rete del lavoro agricolo di qualità (l. n. 116/2014):
- possono iscriversi alla Rete solo le aziende che applicano i Contratti Collettivi di Lavoro del settore;
- possono aderire alla Rete attraverso apposite convenzioni i centri dell’impiego;
- la Rete si articola a livello territoriale con sede presso le CISOA, alle quali vengono demandati compiti di formulare gli indici di coerenza del comportamento aziendale, garantire una modulazione a livello territoriale dei servizi all’impiego, promuovere forme di organizzazione del trasporto dei lavoratori fino al luogo di lavoro.
Dopo l’introduzione del reato di intermediazione illecita di manodopera, l’approvazione di strumenti di accertamento più efficaci come l’indice di sfruttamento e la previsione di pene detentive anche per i datori di lavoro che utilizzano i caporali, rappresenta un completamento importante del quadro legislativo che tutela di diritti dei lavori ed intende combattere ogni forma di sfruttamento. In tal senso, anche le modifiche apportate alla disciplina della Rete del lavoro agricolo consentono, attraverso l’incrocio della domanda e dell’offerta di lavoro in un luogo pubblico, di accendere un faro di legalità e trasparenza sul contesto di disperazione e sfruttamento che genera il lavoro nero.