Nota di Approfondimento: CONDIZIONI DI VITA E REDDITO DELLE FAMIGLIE – ANNI 2023-2024

Aprile 2025

Nel 2024 secondo ISTAT la popolazione a rischio di povertà o esclusione sociale[1] è pari al 23,1% (era 22,8% nel 2023), per un totale di circa 13 milioni e 525mila persone.

Nel 2023, invece, è stato stimato che il reddito netto delle famiglie residenti in Italia sia stato pari in media a 37.511 euro, circa 3.125 euro al mese. L’incremento dei redditi familiari in termini nominali (+4,2% rispetto al 2022) non è riuscita a tenere il passo della crescita dell’inflazione osservata nel corso del 2023 (+5,9% la variazione media annua dell’indice armonizzato dei prezzi al consumo, IPCA), determinando un calo dei redditi delle famiglie in termini reali (-1,6%).

LAVORO A BASSO REDDITO E POVERTÀ LAVORATIVA

I redditi da lavoro rappresentano la fonte principale da cui provengono i redditi familiari per la maggior parte delle famiglie. Non sempre il reddito proveniente dall’attività lavorativa, però, è sufficiente a eliminare il rischio di povertà per il lavoratore e la sua famiglia. Il reddito individuale percepito dal lavoro può essere insufficiente a causa del basso valore della retribuzione o perché il lavoratore ha avuto una ridotta intensità lavorativa nel corso dell’anno. Tuttavia, il rischio di povertà per i lavoratori è legato anche alla composizione della famiglia e al numero di percettori di reddito al suo interno.

I lavoratori a basso reddito

Nel 2023, i lavoratori a basso reddito[2] sono pari al 21% del totale (pressocché lo stesso valore registrato nel 2023). Il rischio di essere un lavoratore a basso reddito cresce per le donne rispetto agli uomini (26,6% contro 16,8%), per gli occupati appartenenti alle classi di età più giovani (29,5% per i lavoratori con meno di 35 anni contro un valore pari al 17,7% registrato per quelli nella classe 55-64), per gli stranieri rispetto agli italiani (35,2% contro 19,3%). Ha maggiore probabilità di essere a basso reddito il lavoratore con un basso livello di istruzione (dal 40,7% per gli occupati con istruzione primaria al 12,3% per quelli con istruzione terziaria). Risulta inoltre a basso reddito il 17,1% dei lavoratori dipendenti, il 28,9% degli autonomi e il 46,6% di chi ha un contratto a termine, rispetto all’11,6% di chi ha un contratto a tempo indeterminato. 

Il rischio di basso reddito è ovviamente correlato all’intensità lavorativa: l’incidenza del lavoro a basso reddito è pari all’88,8% per quei lavoratori che hanno lavorato meno di 4 mesi nel corso dell’anno, arriva al 56,3% per quelli che hanno lavorato tra i 4 e i 9 mesi e scende fino al 13,6% per quelli che hanno lavorato più di 9 mesi. 

Figura 1 – Rischio di lavoro a basso reddito per caratteristiche individuali e familiari (a) – Anno 2023 per 100 occupati con le stesse caratteristiche


[1] Si tratta degli individui che si trovano in almeno una delle seguenti tre condizioni: a rischio di povertà, in grave deprivazione materiale e sociale o a bassa intensità di lavoro (Vedi Glossario).

[2] I lavoratori che hanno lavorato almeno un mese nell’anno e hanno percepito un reddito netto da lavoro inferiore al 60% del valore mediano della distribuzione individuale del reddito netto da lavoro relativa al 2023 (vedi glossario).

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