Una riflessione sul ruolo della formazione e della ricerca nel ventennale della Fondazione Metes, a cura della Presidente della Fondazione Metes Tina Balì
Nell’ultimo numero di Nautilus, dedicato al tema della Resistenze, è stata pubblicata una riflessione della nostra Presidente che si interroga sulla deriva neoliberista e sul ruolo della ricerca e della formazione al servizio della Resistenza.
Anticipiamo qui solo un passaggio.
“In questo quadro di trasformazioni si inserisce il più grande mutamento del XXI secolo: il passaggio della conoscenza da attività che libera ed emancipa a elemento performante e “abilitante” del sistema capitalistico della produzione di merci e servizi dentro una fase di accelerazione dell’innovazione tecnologica, in particolare applicata alla robotica e all’intelligenza artificiale.
Qual è il nostro compito oggi? Quale il nuovo modello di resistenza?
Giuseppe Di Vittorio al Primo Congresso delle organizzazioni sindacali dell’Italia liberata tenutosi a Napoli all’inizio del 1945 condivise questa importante intuizione: “il sindacato deve promuovere discussioni, assemblee, far partecipare i lavoratori alla vita sindacale, deve essere la espressione libera della massa. È attraverso una vita sindacale così concepita, non attraverso il burocratismo che si debbono formare e si formeranno i nuovi dirigenti”. Così come quando Bruno Trentin decise di costituire l’IRES, sapeva che il sindacato per poter avere un suo punto di vista su quello che accade ed essere capace di costruire un suo progetto di trasformazione politica della società doveva saper coniugare attività di ricerca con le attività di formazione.”
L’articolo completo si può leggere qui: https://www.nautilusrivista.it/temi/societa/fondazione-metes