Secondo le ultime rilevazioni ISTAT relative ai conti economici delle imprese e multinazionali nell’industria alimentare e delle bevande, le imprese attive sono 52.400 e occupano circa 468.000 addetti, di cui 400.000 dipendenti.
Rispetto al settore manifatturierio, l’industria alimentare e delle bevande rappresenta il 13,7% delle imprese, l’11% degli addetti, il 12,2% del fatturato e l’8,4% del valore aggiunto.
Come avviene più in generale per il sistema produttivo italiano, anche nell’industria alimentare e delle bevande le microimprese (sotto i 10 addetti) rappresentano la maggior parte del settore: l’85% delle imprese, il 28,5% degli addetti e il 10% del valore aggiunto. Viceversa, meno del 2% sono grandi imprese (250 addetti e oltre).
Il comparto con il maggior numero di imprese e di addetti è quello ‘Prodotti da forno’, in cui si rileva il 57,0% delle imprese e il 35,2% degli addetti. Ma è l’ultimo, insieme a quello ‘Oli e grassi’ per rapporto occupati per impresa: solo 5,5. Ciò si spiega con la piccola dimensione di ciascuna impresa di prodotti da forno.
Nella tabella che segue si riepilogano le principali caratteristiche dei comparti produttivi dell’industria alimentare e delle bevande.
Caratteristiche dei comparti dell’industria alimentare e delle bevande – Anno 2022
Settore
Imprese
Valore aggiunto
Occupati
Occupati per impresa
Numero
%
Migliaia di euro
%
Numero
%
Carni
3.202
6,1%
4.102.585
13,4%
63.369
13,5%
19,8
Ittico
432
0,8%
453.632
1,5%
6.692
1,4%
15,5
Ortofrutta
1.694
3,2%
2.555.116
8,3%
36.436
7,8%
21,5
Oli e grassi
2.721
5,2%
1.011.746
3,3%
10.869
2,3%
4,0
Lattiero-caseario
2.788
5,3%
3.327.516
10,8%
46.241
9,9%
16,6
Molitorio
1.069
2,0%
1.430.274
4,7%
11.500
2,5%
10,8
Prodotti da forno
29.874
57,0%
5.897.376
19,2%
164.880
35,2%
5,5
Altri prodotti alimentari
6.871
13,1%
5.935.616
19,3%
77.648
16,6%
11,3
Alimentazione animale
459
0,9%
1.000.157
3,3%
7.856
1,7%
17,1
Bevande
3.304
6,3%
4.976.096
16,2%
42.958
9,2%
13,0
TOTALE
52.414
100,0%
30.690.114
100,0%
468.449
100,0%
8,9
Fonte: Elaborazioni Fondazione Metes su dati ISTAT
Nella nota che si può consultare e scaricare qui di seguito, abbiamo evidenziato le tendenze dei dati riportati rispetto agli anni precedenti e abbiamo incluso un interessante approfondimento sulle imprese multinazionali.
L’economia non osservata comprende tutte quelle attività economiche che, per motivi differenti, sfuggono all’osservazione statistica diretta. Le principali componenti dell’economia non osservata sono l’economia sommersa, l’economia illegale, l’economia informale e il sommerso statistico.
Nell’economia sommersa si includono, più nello specifico, tutte quelle attività nascoste volontariamente alle autorità fiscali, previdenziali e statistiche tramite comunicazioni volutamente errate del fatturato e/o dei costi (sotto-dichiarazione del valore aggiunto) o attraverso l’utilizzo di lavoro irregolare.
L’economia illegale, invece, è composta dalle attività di produzione di beni e servizi la cui vendita, distribuzione o possesso sono proibite dalla legge, e quelle che, pur essendo legali, sono svolte da operatori non autorizzati.
Composizione delle componenti dell’economia sommersa e attività illegali (%) – 2022
Quanto incidono le attività non osservate sull’economia?
Stando agli ultimi dati ISTAT, il valore aggiunto generato dall’economia non osservata italiana nel 2022 valeva 201,6 miliardi di euro con una crescita di 17,6 miliardi rispetto all’anno precedente.
Nel settore agricoltura, silvicoltura e pesca l’economia sommersa (ovvero al netto delle attività illegali) valeva 27,9 miliardi di euro e rappresentava il 15,7% del totale del sommerso economico nazionale.
Nel 2022 le unità di lavoro irregolari ammontavano nel complesso a 2 milioni 986mila. L’agricoltura, silvicoltura e pesca, dove è irregolare più di una unità di lavoro a tempo pieno (ULA) su tre, è il secondo settore in termini di incidenza delle unità di lavoro irregolari (34,2%). In particolare, sono 198mila le unità di lavoro non regolari (138mila dipendenti e 60mila indipendenti).
Per maggiori approfondimenti su tutti i settori economici vi invitiamo a scaricare la nota allegata che analizza tutti gli ultimi dati disponibili.
Il Bollettino che presentiamo mette a confronto i più recenti dati economici e occupazionali dei settori dell’artigianato alimentare, della panificazione e della cooperazione alimentare, analizzandoli anche a livello regionale e provinciale.
Numerosità delle imprese attive con dipendenti e addetti totali (valori medi annui), Anno 2022
Artigianato alimentare
Le imprese artigiane hanno un ruolo centrale nell’ambito dell’industria alimentare, di cui rappresentano il 59,0% del totale delle imprese attive con dipendenti (22.366) e il 29,1% degli addetti (127.678).
Tra il 2018 e il 2022 il settore ha visto una riduzione del 9% nel numero di imprese e dell’8% nel numero di addetti.
Panificazione
Anche il settore della panificazione ha un peso importante: il 43,2% delle imprese (16.373) e il 21,8% degli addetti (95.918) dell’industria alimentare nazionale.
Tra il 2018 e il 2022 il settore ha visto una riduzione del 3% nel numero di imprese e del 2% nel numero di addetti.
Cooperazione alimentare
La cooperazione incide in maniera inferiore sull’industria alimentare con il 3,7% per numero di imprese (1.408) e il 9,1% per numero di addetti (40.046).
Tra il 2018 e il 2022 il settore ha visto una riduzione dell’11% nel numero di imprese e del 12% nel numero di addetti.
Figura 1 – Andamento del numero di imprese per settore tra il 2018 e il 2022 (numeri indice con base 2018)
Figura 2 – Andamento del numero di adetti per settore tra il 2018 e il 2022 (numeri indice con base 2018)
Conclusioni
I dati che abbiamo anticipato evidenziano un periodo piuttosto negativo per i tre settori che si protrae anche nell’ultimo anno preso in considerazione.
Per approfondire il tema dell’artigianato, panificazione e cooperazione alimentare con maggiori dati e per il dettaglio regionale e provinciale per ciascun settore, vi rimandiamo al Bollettino completo scaricabile qui.
La nota che presentiamo analizza l’andamento del fatturato dell’industria alimentare e delle bevande in Italia sulla base delle ultime informazioni rese disponibili da Eurostat e Istat. Quella che segue è una breve sintesi, ma vi rimandiamo al documento completo per approfondire.
Fatturato dell’industria alimentare e delle bevande
Nel 2023 l’industria alimentare e delle bevande in Italia ha raggiunto un fatturato di 193 miliardi di euro, pari al 15,6% del totale del settore manifatturieriìo. Negli ultimi anni, il settore è cresciuto del 42,3%, con un incremento particolarmente significativo del fatturato estero (+72,1% rispetto al 2015), superiore a quello domestico (+37,1%).
Consumi interni
Se guardiamo al solo mercato interno, il valore dei consumi di “Alimenti e bevande non alcoliche” idelle famiglie italiane ha raggiunto 184,8 miliardi di euro nel 2023. Durante la pandemia di COVID-19, mentre altre categorie di consumo diminuivano, i consumi alimentari sono cresciuti (+2,4%). Dal 2015 al 2023, i consumi alimentari sono aumentati del 27,6%, in linea con il “totale beni” (+28,4%) e superiori ai “servizi” (+19,6%) e ai “totali consumi delle famiglie” (+23,8%).
Esportazioni dell’industria alimentare e delle bevande
Nel 2023, l’industria alimentare italiana ha esportato per 53,4 miliardi di euro, con un incremento del 77% dal 2015 al 2023. Tuttavia, i volumi esportati sono diminuiti del 9%. Il 56,2% dell’export è destinato ai Paesi UE, il 14,6% al Nord America, e l’8,8% all’Asia. E’ da apprezzare la grande presenza dei prodotti alimentari italiani sui mercati forti dei Paesi europei, in particolare in quelli dei membri Ue, e del Nord-America.
Scarica la nota
Tra gli approfondimenti disponibili nel documento allegato: il dettaglio delle categorie di spesa delle famiglie, la distribuzione tra canali di vendita (discount e private label), le motivazioni di acquisto della spesa alimentare come presentati dal rapporto Coop 2023 (Consumi e stili di vita degli italiani) e la composizione merceologica dell’export.
Secondo le ultime informazioni fornite dall’ISTAT, anche nel 2023 si evidenzia una contrazione dell’economia agricola italiana. Nel 2023 il settore dell’agricoltura, silvicoltura e pesca registra infatti risultati negativi in termini di valore aggiunto (-2,5% in valore) e di produzione (-1,8% in volume).
Come già avvenuto nel 2022, anche l’annata 2023 è stata condizionata da «avverse condizioni climatiche che hanno caratterizzato diversi periodi dell’anno, con il susseguirsi di fenomeni estremi che hanno colpito molte produzioni di importanza primaria per il settore agricolo».
La nostra ultima nota passa in rassegna i principali indicatori economici per il settore. Al suo interno troverete, per ciascuna branca di attività e per le diverse categorie produttive, i dati sull’andamento di produzione e valore aggiunto (anche disaggregati per regione), dati sull’occupazione, andamento dei prezzi e dei consumi intermedi.
Da non perdere l’approfondimento finale che prova a dare una lettura politica dei dati presentati e a offrire un’analisi di prospettiva.