Undeclared work in Bulgaria and how to fight it

Undeclared work in Bulgaria and how to fight it

Undeclared work deprives workers of fair payment, social and health insurance, annual leave and other payments, regulated by labour law.

The total number of the people officially paying social contributions in the Bulgarian agriculture sector is 110.605 out of 2.802.989 workers – only 3,95% of all insured people.

Social justice passes through personal awareness, the information that we have access to and the conscious choices we make.

In order to inform, raise knowledge and promote greater awareness of rights, the Bulgarian union FNSZ, member of the Confederation of Independent Trade Unions (CITUB), produced a brochure explaining:

  • what is meant by undeclared work;
  • which concrete forms it can assume;
  • which are the negative consequences it produces for workers, for employers, for the State, for the society;
  • which are the causes and which are the factors that contribute to its development;
  • which are the measures and actions to prevent its occurrence.

Download it here.

Undeclared work in Bulgaria and how to fight it

Il lavoro nero in Bulgaria

Il lavoro non dichiarato priva i lavoratori di equo compenso, assicurazione sociale e sanitaria, ferie annuali e altri pagamenti, regolati dal diritto del lavoro.

Il numero totale di persone che pagano ufficialmente contributi sociali nel settore agricolo bulgaro è 110.605 su 2.802.989 lavoratori – solo il 3,95% di tutti gli assicurati.

La giustizia sociale passa attraverso la consapevolezza personale, l’informazione a cui abbiamo accesso e la scelta consapevole che facciamo.

Per informare, sensibilizzare e promuovere una maggiore consapevolezza dei diritti, il sindacato bulgaro FNSZ, aderente alla Confederazione of Independent Trade Unions (CITUB), ha prodotto un opuscolo che spiega:

  • cosa si intende per lavoro non dichiarato;
  • quali forme concrete può assumere;
  • quali sono le conseguenze negative che produce per i lavoratori, per i datori di lavoro, per lo Stato, per la società;
  • quali sono le cause e quali sono i fattori che contribuiscono al suo sviluppo;
  • quali sono le misure e le azioni per impedirne il verificarsi.

Scaricalo qui.

Contrasto allo sfruttamento del lavoro in agricoltura: la normativa italiana

Premessa

Il contesto del più recente periodo, evidenzia la drammatica diffusione del fenomeno criminale dello sfruttamento dei lavoratori in condizioni di bisogno e di necessità, il cosiddetto “caporalato”, favorito non solo dalla crisi economica, ma anche dal sempre più crescente numero di immigranti in fuga da fame, carestie, persecuzioni e guerre.

Si creano così le condizioni affinché imprenditori senza scrupoli possano realizzare cospicui proventi illeciti che alimentano un importante giro di affari.

Il caporalato è fortemente diffuso su tutto il territorio nazionale: oltre alle regioni del Sud d’Italia (Basilicata, Campania, Calabria, Puglia e Sicilia), è forte l’esplosione del fenomeno al Centro Nord, in particolare in Piemonte, Lombardia, Emilia Romagna, Toscana, Veneto e Lazio e non è difficile immaginare che sia proprio l’agricoltura l’enorme serbatoio di riferimento per i caporali.

La rilevanza del fenomeno è dovuta al carattere stagionale dell’attività agricola e al forte ricorso al lavoro a giornata; fattori che non hanno trovato nelle misure di regolarizzazione degli stranieri o di regolamentazione del lavoro atipico, strumenti di contrasto sufficienti a ridurre l’impiego di mano d’opera non regolare.

Pertanto, al fine di contrastare il fenomeno del lavoro sommerso ed irregolare, accanto all’intensificazione dei controlli e all’inasprimento dell’apparato sanzionatorio per i casi di sfruttamento, risulta fondamentale favorire un percorso d’emersione della legalità anche attraverso un sistema di promozione delle imprese virtuose e maggiori misure di supporto dei lavoratori.

 

Cenni sul caporalato e la sua evoluzione

Il termine “caporalato” è riferito ad un antichissimo sistema di organizzazione del lavoro agricolo temporaneo, svolto da braccianti inseriti in gruppi di lavoro di dimensione variabile.

Il caporale ha il compito di reperire la manodopera adatta, di condurla sul fondo e di dirigerla durante l’attività lavorativa: agisce di fatto come un vero e proprio mediatore di manodopera che, in alcuni casi, si fa anche carico di governarne l’attività, secondo le richieste dell’imprenditore agricolo.

Attualmente, anche per effetto della crisi economica e del crollo dei prezzi agricoli, il fenomeno del caporalato è progressivamente degenerato, trasformandosi in una attività volta all’elusione della disciplina sul lavoro, con sfruttamento a basso costo di manodopera che viene fatta lavorare abusivamente e illegalmente senza rispettare le tariffe contrattuali sui minimi salariali e senza versamento dei contributi previdenziali.

Lo sfruttamento della manodopera avviene oggi attraverso sistemi ben diversi dal passato. I lavoratori vengono ingaggiati da persone fisiche ( per conto di imprese senza scrupoli ) che svolgono attività di intermediazione illecita di manodopera, assicurando alle imprese utilizzatrici pacchetti di lavoratori sottopagati e sfruttati, per i quali gli intermediari provvedono anche al trasporto e alla sistemazione logistica ricavandone, a loro volta, beneficio economico.

Le norme di contrasto al caporalato

Il quadro sanzionatorio si articola su tre differenti livelli di gravità:

  1. la riduzione in schiavitù (e reati correlati)
  2. intermediazione di manodopera (603bis c.p.)
  3. grave sfruttamento di cui art.22 comma 12quater, d.lgs n.286/1998

Contro lo sfruttamento dei lavoratori e il fenomeno del caporalato, la FLAI CGIL e la CGIL hanno raggiunto un primo importante risultato nel 2011 con il riconoscimento di reato penale del caporalato e dell’intermediazione illecita di manodopera (art. 603 bis del Codice Penale).

Ma il più straordinario risultato è rappresentato dalla Legge n. 199/2016 che riscrive l’art. 603 bis del c.p. in una logica di armonizzazione organica delle diverse norme in materia, e rafforza l’opera di contrasto contro il fenomeno del caporalato.

 

I tre punti fondamentali della legge 199/2016

La norma parte dall’attenzione al versante dell’illecita accumulazione di ricchezza da parte di chi sfrutta i lavoratori all’evidente fine di profitto, in violazione delle più elementari norme poste a presidio della sicurezza nei luoghi di lavoro, nonché dei diritti fondamentali della persona.

Ecco cosa cambia in tre punti con la nuova legge che servirà a combattere con strumenti efficaci ed adeguati il fenomeno del caporalato e lo sfruttamento del lavoro in agricoltura:

  1. punizione da 1 a 6 anni di reclusione e multa da 500 a 1.000 Euro (per ciascun lavoratore reclutato) per chiunque recluta manodopera allo scopro di destinarla al lavoro presso terzi in condizioni di sfruttamento, approfittando dello stato di bisogno dei lavoratori o utilizza, assume o impiega manodopera, anche mediante l’intermediazione illecita: la legge modifica l’art. 603 bis del codice penale configurando il reato di intermediazione illecita di manodopera e sfruttamento del lavoro, non più soltanto per i caporali, ma anche per i datori di lavoro;
  2. introduzione dell’indice di sfruttamento: si determina una condizione di “sfruttamento” del lavoratore quando si verifica una o più delle seguenti condizioni: reiterata corresponsione della retribuzione in modo palesemente difforme da quanto previsto dai contratti di lavoro, reiterata violazione della normativa relativa all’orario di lavoro, violazione delle norme in materia di sicurezza e igiene sui luoghi di lavoro, sottoposizione a condizioni alloggiative degradanti;
  3. confisca delle cose utilizzate per commettere il reato o dei beni nella disponibilità del colpevole: la legge introduce gli arti. 603 bis1 e 603 bis 2 del codice penale che dispongono un procedimento di confisca obbligatoria in caso di condanna. In alternativa al sequestro, qualora l’interruzione dell’attività possa comportare ripercussioni negative sui livelli occupazionali o compromettere il valore economico del complesso aziendale, viene disposto il controllo giudiziario dell’azienda.

Inoltre è stata modificata la legge della Rete del lavoro agricolo di qualità (l. n. 116/2014):

  • possono iscriversi alla Rete solo le aziende che applicano i Contratti Collettivi di Lavoro del settore;
  • possono aderire alla Rete attraverso apposite convenzioni i centri dell’impiego;
  • la Rete si articola a livello territoriale con sede presso le CISOA, alle quali vengono demandati compiti di formulare gli indici di coerenza del comportamento aziendale, garantire una modulazione a livello territoriale dei servizi all’impiego, promuovere forme di organizzazione del trasporto dei lavoratori fino al luogo di lavoro.

Dopo l’introduzione del reato di intermediazione illecita di manodopera, l’approvazione di strumenti di accertamento più efficaci come l’indice di sfruttamento e la previsione di pene detentive anche per i datori di lavoro che utilizzano i caporali, rappresenta un completamento importante del quadro legislativo che tutela di diritti dei lavori ed intende combattere ogni forma di sfruttamento. In tal senso, anche le modifiche apportate alla disciplina della Rete del lavoro agricolo consentono, attraverso l’incrocio della domanda e dell’offerta di lavoro in un luogo pubblico, di accendere un faro di legalità e trasparenza sul contesto di disperazione e sfruttamento che genera il lavoro nero.

The 4th report “Agromafias and gangmasters”

What is the Placido Rizzotto Observatory

The Observatory was founded by Flai Cgil in 2012, just a few months after the state funeral celebrated in Corleone in memory of Placido Rizzotto, a trade unionist killed by the Sicilian Mafia in 1948. Its task is to investigate the intertwining of the agro-food chain and organized crime, with particular attention to the phenomenon of the hiring and infiltration of mafias in the management of the agricultural labour market. The Observatory promotes synergies among the operators involved in various ways in the affirmation of legality in the agri-food sector: trade unionists, magistracy and law enforcement representatives, academic world, associations and third sector.

The report

The main activity of the Observatory is the drafting of the report “Agromafias and Gangmaster”, a two-year research and investigation report about the infiltration of mafias in the agri-food supply chain and working conditions in the sector.
The Fourth Report, released in July 2018, was an opportunity to take stock on the situation of the illegal economy in the food sector, to explore the legislation to fight workers exploitation since 1950 and to piece together, through some case studies, the situation of exploited workers in agriculture.

The data

The invisible economy in Italy is estimated to be worth about €208 billion; irregular work is worth 77 billion, or 37.3% of this. Irregular work accounts for 15.5% of the added value of the agricultural sector.
Irregular labour and the gangmaster system in agriculture amounted to 4.8 billion euros. While 1.8 billion euros are avoided in taxes.

Between 400,000/430,000 agricultural workers are exposed to the risk of irregular work under gangmasters; of these more than 132,000 are in a state of serious social vulnerability and severe suffering in employment terms. In addition, more than 300,000 agricultural workers, or almost 30% of the total, work less than 50 days a year. Presumably this includes a lot of irregular/illegal work. The rate of irregularity in labour relations in agriculture is 39%.

The conditions of workers subject to severe exploitation in agriculture: no protection and no rights guaranteed by contracts or law; an average pay of between 20 and 30 euros a day; piecework for a fee of €3/4 for a 375kg container; a wage lower by about 50% than the provisions of the CCNL and CPL. Women under gangmasters receive 20% less salary than their male colleagues.
In the severe cases of exploitation analysed, some migrant workers received a salary of 1 euro per hour. The average working day is from 8 to 12 hours.

Workers under gangmasters have to pay them for: transportation depending on distance (on average €5 euros); basic necessities (on average €1.5 for water, €3 for sandwiches, etc.)

The role of mafias

The last part of the report, “Foreign mafias and the case of the Bulgarian mafia”, highlights how the spread and branching out of the foreign mafia, “enables it to operate simultaneously in different parts of the country and therefore to hire labour, offer it on the market of illegal supply/demand, establish/negotiate interests with irresponsible/dishonest entrepreneurs, and make money from this (…).

These modalities are antithetical to those that the unions put in place to defend workers, regardless of their nationality. From this point of view, the criminal groupings that manage segments of the supply of labour with rules and behaviour that are punitive and discriminatory can be considered as micro-organisations parallel to the union ones, acquiring, for this reason, consequently, not only a “shadow function” but specifically the identity of “delinquent union”.

A summary of the report can be downloaded here

The whole report can be purchased here

(All images are Placido Rizzotto Observatory’s elaborations)

Raise up and the European platform tackling undeclared work

The Raise up project was recently cited in the last document by the European Platform against Undeclared Work, as an example of positive practice to be monitored. Just as suggested by our project, for the period 2019/2020, the Platform has included agriculture in its work program as a priority intervention area and the promotion of the holistic approach as a key action.

Pietro Ruffolo, coordinator of Flai Cgil European and international policies area, had the opportunity to share some considerations on this scourge and its possible solutions during the last meeting of the working group in Brussels, on January 24th.

 Gangmasters in action

Undeclared work in agriculture is not just an Italian phenomenon, since it is found in several European countries and the resolution of the problem can only be tackled through transnational cooperation, involvement of all the interested parties and adoption of a holistic approach.

Bulgarian ghetto after a fire

Among the solutions proposed:

  • better transnational coordination among labor inspectorates;
  • creation of a white list of virtuous companies in order to respect collective bargaining, tax and labor legislation and social security;
  • strengthening of support for awareness campaigns through cooperation between trade unions and institutions;

International agreement for cooperation between trade unions

  • commitment of the supply chain to apply a labeling system that allows consumers to aknowledge the “socially responsible” origin of the products;
  • introduction of a written contract obligation on the day of the recruitment;
  • concrete commitment of the Common Agricultural Policy which should: increase the level of professional qualifications for agricultural workers through initial and ongoing vocational training; make the inclusion of initial and continuous vocational training in national plans supporting the second pillar binding; oblige Member States to make payments conditional upon the absence of fraud in hiring, as well as upon compliance with collective agreements and health and safety standards.

Romanian Consulate information spot at Bari (Puglia) Chamber of Labour

For more information:
Here you can download the document of the European Platform for Combating Undeclared Work.
Here, instead, is Flai Cgil’s keynote.

(Photo credits: Pietro Ruffolo)